mercoledì 15 ottobre 2008

Vincenzo Mazzella: un ricordo per la vita.


Chi era Enzo? Era un ragazzo di 14 anni che, nell’autunno del 73, varcò dietro di me la porta della 1^ sez. Q; voltandomi lo vidi per la prima volta e subito notai il suo aspetto un po’ grassoccio e la riga sui capelli che da lì a poco non avrebbe più portato per tutta la vita. Ci saremo detti: “Piacere, Salvo”. “Piacere, Enzo”. Da quel momento per i successivi 10 anni siamo stati pressoché inseparabili, sulla nostra vespetta 50 color grigio abbiamo percorso gli anni della nostra adolescenza, crescendo l’uno dell’esperienza dell’altro fino alla maturità, poi i diversi indirizzi professionali ci separarono, ma bastava poco per ritrovarsi: delle volte una serata tra amici, altre una gita fuori porta. A Lui bastava ritrovarmi per ritrovare la sua spensieratezza; in quei momenti, sfortunatamente sempre più rari, si ricordava ( e mi faceva ricordare) di tale compagno o compagna piuttosto che di questo o di quell’altro fatto che io avevo già rimosso dalla mia mente, ma che invece per lui rappresentava ancora un piacevole angolo di gioventù da rivivere con profonda voluttà. Lungo le strade delle nostre esistenze siamo stati compagni di tanti momenti felici, ma anche di dolorosissime esperienze che reciprocamente ci hanno toccato profondamente. Senza volerlo e senza saperlo ci siamo fatti l’uno spalla dell’altro, spesso anche non vedendoci per mesi ci seguivamo a distanza, legati da un affetto così grande che bastava un semplice incontro per colmare, anche con poche parole, il periodo di black-out che pur ci aveva separato. Noi lo sappiamo, Enzo: il nostro legame era e sarà sempre forte.
Ma chi eri veramente non è chiaro solo a me. Tu già col tuo corpo parlavi una dialettica semplice, essenziale, che toccava il cuore di chi ti stava accanto; non riuscivi a non compenetrarti nei problemi altrui, non ti sei mai negato a nessuno. Sei stato uomo mite, sereno, generoso e non ce ne accorgiamo soltanto adesso.
L’ultima volta che ti ho rivisto eri già notevolmente dimagrito ma la confidenzialità che c’era tra di noi imponeva la mia battuta circa il tuo nuovo giro vita. Con un sorriso leggero, appoggiandoti una mano sull’addome, mimasti un volto compiaciuto. Ma fu solo un attimo, poiché avvicinandoti mi confessasti il tuo sconforto per la malattia che ti stava consumando. Ci lasciammo poco dopo e per l’ultima volta ti vidi allontanare. Solo oggi capisco lo sguardo di quel giorno: nei tuoi occhi c’era la rassegnazione del naufrago che, pur lottando conosce il suo destino. Perché non ho saputo trattenerti un attimo in più in quel nostro ultimo abbraccio! Quella fu l’ultima volta che ti vidi e così ti ricorderò per sempre. Io non ho avuto la possibilità di vedere le tue spoglie, ma di questo non mi dolgo. Mi rammarico invece di non aver potuto confortare gli ultimi istanti della tua vita, trascorsi da solo in mani estranee, avrei voluto (ma non solo io) alleviare le tue ultime sofferenze, darti coraggio se ti serviva, sentire sulle mie guance i tuoi ultimi respiri: per te “Principe dell’Amicizia” quali braccia più giuste per chiudere gli occhi se non le mie.
Vincenzo lasciati ancora dire un’ultima cosa: Tu sai che andandotene ti sei portato dietro una parte di me, ma qualcosa di tuo vivrà con me per tutta la vita.

Tuo Salvo.

giovedì 2 ottobre 2008

12 ottobre 2008 - Mostra del Cavallo Sanfratellano

Fantastico - stallone approvato - Istituto Incremento Ippico Catania.
Il prossimo 12 ottobre nel territorio di Sanfratello (al Passo dei Tre) si terrà la consueta mostra annuale organizzata dal comune e riservata al cavallo Sanfratellano. Quest'anno ho deciso di iscrivere Ugolino alla manifestazione, non già per velleità di primato, ma solo per accostarmi ancora di più a questo microambiente sui Nebbrodi dove si preserva antica razza di cavalli autoctoni. L'occasione sarà sicuramente appropriata per conoscere gli allevatori locali, nell'ottica di scambiare idee ed opinioni con la gente che con questo cavallo convive da secoli. Tutti gli ippo-amici (e non) sono invitati a partecipare, sarà anche l'opportunità per stare insieme al centro di una spendida cornice e trascorrere un'altra magnifica giornata di cavalli.

Salvatore Carcò e la sua passione più grande.

Soltanto pochi fortunati nella vita hanno quel qualcosa che nel proprio intimo anima i pensieri più nobili, quell'elemento aggiuntivo che costantemente li spinge alla ricerca del migliramento interiore, quel non so che di impalpabile che diventa il life motiv di tutti i giorni: sono le passioni. Tanto grandi da inondare ogni spazio libero della nostra mente, tanto forti da sostenerci anche nelle prove più dure della nostra esistenza, tanto profonde da vivere con noi per tutta la vita.
Io sono Salvatore Carcò, per questo e per molto altro mi ritengo un privilegiato.

lunedì 29 settembre 2008

Tiago II°- un amico per tutti

Se c'è un cavallo che si può ritenere affidabile si chiama Tiago, qui lo vedete in mano a mia figlia Clara. E' un simpatico morello, un po' tracagnotto che va con tutti sia a sella che attaccato, sia a singolo come a pariglia e tiro a quattro; ci ho lavorato insieme dal 2004 al 2006 ricevendo non poche soddisfazioni. Purtroppo la crescita agonistica spesso ci porta a separarci dai compagni anche più cari, ma nel rapporto volto alla competizione, l'importante è riuscire a migliorarsi vicendevolmente.

sabato 27 settembre 2008

Coppa delle Regioni 2008





20 settembre 2008, la cornice è quella del CEF-Pratoni del Vivaro, l'erba è quella del campo "Posillipo", già teatro di grandi imprese equestri. L'emozione è al culmine per i tre siciliani che per primi si accingono alla prova di dressage valevole per la Coppa delle Regioni 2008.

Il cavallo sembra carico; c'è stata una falsa chiamata che ci costringe ad un reingresso in campo. Ma adesso ci siamo: arresto e saluto. Lungo respiro prima di rimettermi in testa il cappello, ultima rassicurazione al groom (Giuseppe), adesso ognuno di noi tre è solo concentrato sulle figure e sulle andature che, ciascuno per la sua parte, andrà a performare. Le redini che un'attimo prima sembravano di ferro adesso sono fluide e, per la prima parte del testo, tutto sembra procedere sino al primo diagonale in allungo: qui il cavallo non recepisce a pieno il segnale perciò non riesce ad estendere il gesto degli anteriori. Suffuciente il primo cerchio ad una mano, così come l'allungata del secondo diagonale. Ancora accettabile il secondo cerchio di 30 mt., mentre è discreta "la serpentina" sino al "back" davvero orribile, col cavallo leggermente traversato, di quelli che non ti vengono neanche nelle giornate peggiori. Putroppo ormai tutto è compiuto, finiremo la prova soltanto al 6° posto con la speranza (non realizzata) di rifarci nei coni.

Resta il piacere di aver partecipato con i propri modesti mezzi ad un appuntamento di livello nazionale, unito all'impegno/certezza di fare meglio in futuro.

Non è forse di questo che vive il vero sport?

sabato 13 settembre 2008

Ugolino - Sanfratellano 2003

Lavoro con lui ( e per lui ) da maggio 2006, quando il suo allevatore me lo affidò nell'ottica di dargli un futuro da "cavallo carrozziere". Al suo arrivo in scuderia fu accolto da mille perplessità intanto per il fatto che trattandosi di cavallo intero si temeva per la pacifica convivenza con le cavalle, inoltre la razza Sanfratellana, che il pregiudizio vuole tenacemente testarda, non alleggeriva la sua posizione; di fatto il cavallo si insediò nel suo box senza dare alcun problema e da allora un po' per volta ha conquistato la stima e la simpatia di tutti cavalli ed umani.


La prima volta che lo attaccai alle redini lunghe l'impressione fu quella di un allievo inteligente anche se un po' distratto dal nuovo ambiente, però ebbi subito la conferma del suo naturale appoggio: forse l'unica cosa che non ho dovuto insegnargli. Considerando in positivo il suo equilibrio psichico, unito al fatto che il puledro si limitava a "guardare" quanto lo circondava senza entrare in panico, pur avendo qualche perplessità circa i rumori che da dietro avrebbero potuto infastidirlo, decisi di attaccarlo sbrigativamente a carrozza. L'emozione della prima volta è sempre molto forte, e ricordo ancora chiaramente che l'impressione del cavallo che tirava lungo la salita del vascone di Porrazzito fu alquanto controversa: da una parte ero galvanizzato per come il cavallo andava tenendo la dirazione, ma vedendolo così mingherlino tra le stanghe non potevo non fare paragoni con la groppa di Tiago ( il mio cavallo precedente) che invece mi riempiva la visuale. Credo fu in quel momento che compresi quanti sacrifici, quante levatacce mi aspettavano prima di presentare il cavallo al suo primo concorso attacchi.

martedì 2 settembre 2008

Un driver d'eccezione


Si tratta di Giuseppe Carcò (mio figlio) che sin dalla più tenera età ha condiviso con me la passione per i cavalli in genere e per le redini lunghe in particolare. Come tutti noi egli arriva dall'equitazione montata con una spiccata passione per il dressage, adesso milita come "young driver" nella categoria Brevetti Qualificati, ma già nel 2006 si è classificato 1° alla Coppa delle Regioni nella categoria "under 16" con "Pegaso" il pony che vedete nella foto sopra.

Nel 2007 insieme a "Ugolino" (foto sopra) ha partecipato a diverse gare di Endurance in Sicilia al solo scopo di mantenere il cavallo a regime competitivo sia dal punto di vista fisico che psichico; i piazzamenti sono stati del tutto soddisfacenti in rapporto al cavallo/cavaliere entrambi fuori dal loro settore competitivo.

Una domenica speciale.

Spesso riponiamo nei fine settimana tutte le nostre speranze per godere di un po’ di relax, per avere un tantino di tempo in più per guardarci intorno senza fretta, per fare quello che ci piace. Quante volte però le nostre aspettative vanno deluse, o per le condizioni atmosferiche, o perché quel tale impegno non si può rimandare, oppure perché abbiamo accumulato tanta carica emotiva che non si riesce a smaltire in sole 48 ore.
Quest’ultima Domenica per me è stata con la “D” maiuscola.
Non ho fatto un testo di dressage da manuale o un percorso netto ai coni, né una ripresa di lavoro entusiasmante. Ho semplicemente attaccato e basta: senza nessuna fretta, senza nessuna pretesa, senza nessun proponimento. Tutto questo è ancora più bello perché semplice e raro.

Gita al lago di Lentini

Domenica 4 maggio, una domenica da ricordare per il popolo degli attacchi siciliani. Finalmente dopo i tanti preparativi che caratterizzano ogni trasferta di chi ama carrozze e cavalli, il momento è arrivato. Avevamo appena ripreso fiato, dopo l’ennesima fatica per avere attaccato sotto il sole pungente già di prima mattina, quando la piccola carovana di carrozze risaliva il breve pendio che porta sull’argine artificiale della diga. Una breve allungata di trotto per i cavalli carichi e impazienti quand’ecco una fresca brezza ci sfiora le guance: è il lago che ci appare in tutta la sua superficie e sembra volerci rinfrancare dopo tanta fatica.
Sull’argine sud sfilano davanti a noi boschetti di pini marittimi, a sinistra la campagna si rischiara in agrumeti, ingiallendo a tratti in distese di grano. Adesso i cavalli sono alla via, si sentono un gruppo coeso e procedono con tranquillità, finalmente il driver può allentare la sua attenzione sino ad ora concentrata sui particolari, anche minimi, dell’attacco: finalmente ciò che gli sta attorno gli si rivela.
Una distesa d’acqua sulla destra, sullo sfondo una riva irraggiungibile. Alternando con fasi di passo, l’allegra carovana esegue il giro del lago. Lungo tutto il tragitto il sole sposta costantemente la nostra ombra, mentre la luce si riflette sull’acqua creando paesaggi irripetibili; per fortuna c’è chi pensa agli scatti.

Tutto intorno sembra immobile, persino il volo di un grosso uccello in lontananza sembra ovattato da una grande sensazione di calma. Più avanti dall’acqua spuntano alcuni alberi rinsecchiti tra i cui rami notiamo dei piccoli fagotti bianchi: sono nidi con alcuni aironi che li abitano.
Girando ancora ci avviciniamo all’argine orientale dal quale si svolge un lembo di terra pianeggiante, a suo tempo sottratto alle acque del lago, adesso l’Etna è sulla nostra sinistra, mentre in fondo si scorge già la città di Lentini, antico borgo di pescatori, oggi importante centro agrumicolo siciliano.